A TU X TU CON… Suor Marcella, Responsabile presso la Pia Opera Infermi Poveri a Domicilio di Palermo. “Ascoltare l’altro è il primo passo”

Sulla medaglia che Suor Marcella porta sempre con sé c’è scritto “Le persone che la porteranno riceveranno grandi grazie”.

È la medaglia che Santa Caterina Labourè fece coniare su richiesta della Beata Vergine apparsale più volte nel 1830. La stessa che Papa Francesco ha benedetto lo scorso novembre in occasione della IV Giornata Mondiale dei Poveri.

Ed è a quei poveri che Suor Marcella si dedica da sempre.

Lo fa alla Pia Opera Infermi Poveri a Domicilio San Vincenzo dei Paoli, nel cuore del centro storico di Palermo, dove riveste il ruolo di responsabile e a cui Siciliando è da sempre legata come associazione. Insieme alle consorelle e ai tanti volontari, Suor Marcella tende la mano a chi ha più bisogno.

Bisogno di cibo, di abiti decorosi, di essere ascoltati. Dell’essenziale.

– Suor Marcella, in un’intervista di qualche anno fa su Tele One, raccontava di circa 1000 assistiti, extracomunitari al 60%, italiani al 40%. Può aggiornarci sui dati attuali? Quanto e come ha l’attuale pandemia inciso sulle richieste di aiuto alla Pia Opera e sulla gestione delle stesse?

A causa della pandemia siamo aperti cinque volte la settimana, mentre prima solo tre. Le persone che noi aiutiamo sono circa 800 la settimana, 10.000 quelle che ruotano nel corso dell’anno. La percentuale più o meno rimane invariata. È chiaro che il numero da sé dà una risposta.

Non è facile poter rispondere a tutte le richieste, ma nessuno va via a mani vuote e col cuore triste, perché la Provvidenza ci accompagna quotidianamente e l’Amore, l’Accoglienza verso gli ultimi ci aiuta a dare tanta Speranza.

– Nelle vesti di Suor Marcella, in quelle di infermiera professionale, si occupa dell’altro. E lo fa con slancio e passione. Sostiene che il non poter dare a chi ha bisogno costituisce un grande dolore. Quando ha capito che la <cura> dell’altro sarebbe stata priorità nella sua vita? Cosa significa <prendersi carico> dell’altro?

Vorremmo fare sempre di più perché il nostro Santo Fondatore, S. Vincenzo de’ Paoli, ce lo ha insegnato e soffrire e provare dolore per gli altri ci insegna a non rimanere statici. I Poveri sono la presenza di Gesù e allora andiamo avanti con questa consapevolezza: non siamo mai soli a servire, dall’alto c’è qualcuno più forte che non ci lascia mai.

Mi chiedete quando ho capito che la cura dell’altro sarebbe stata la priorità nella mia vita: questo rientra nella storia della mia Vocazione di Figlia della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli. Ero una giovane come tante altre, un bel giorno conobbi le Figlie della Carità che svolgevano questo servizio agli ultimi –  parlo degli anni 60 – ho chiesto di fare del volontariato perché mi sentii attratta da come servivano i Poveri, particolarmente nel servizio domiciliare prendendosi cura proprio dei più Poveri, curando delle piaghe molto infette e  facendo dei servizi molto umili.

Il loro volto era sempre radioso e col passar del tempo anch’io ho cominciato  a pormi delle domande e a donare tutto il tempo disponibile per aiutare perché veramente erano delle Sante Figlie. Il lavoro era sempre tanto perché la povertà era peggiore di quella di oggi; non c’era assistenza sanitaria, bisognava aiutare i Poveri persino a sbrigare documenti, l’analfabetismo era una piaga del tempo e comunque eravamo tutti italiani. Col passar degli anni mi interrogavo e pregavo tanto chiedendo al Signore di darmi dei segni per poterlo seguire in questa Vocazione.

La storia è un po’ lunga e non facile ma molto bella, perché sofferta. Questo è solo l’inizio della mia chiamata. Sono passati tanti anni, ho seguito la mia strada con tanta gioia e tanto Amore verso i Poveri, cercando di servirli senza mai stancarmi.

Cosa significa prendersi carico dell’altro? Dimenticare se stessi, mettersi dall’altro lato, per capire cosa vuol dire umiliarsi e tendere la mano.

Ognuno dà come può. Ad esempio regalando tempo e arte. I corredini per i nuovi arrivati ne sono un esempio. Quali sono le cose di cui più si ha bisogno? Come possono essere donate? Esiste un conto corrente postale per chi desidera e ha la possibilità di donare anche piccole somme?

L’elenco sarebbe lunghissimo perciò dico le cose più importanti. Per i bambini occorrono latte, omogeneizzati, crema di riso, pastina, biscotti, pannolini, salviettine imbevute, culle, carrozzine, indumenti. Ricordatevi che i piccini crescono e allora c’è bisogno di materiale scolastico, scarpe, intimo. Praticamente di tutto. Per chiunque volesse dare il proprio contributo l’iban di riferimento della Pia Opera Infermi Poveri a Domicilio di Palermo è: IT 37 U 02008 04609 000300215094 – BANCA UNICREDIT – Filiale Palermo Tukory 22109.

– La Pia Opera riceve aiuto dalle Istituzioni?

No, la Pia Opera non riceve aiuti dalle istituzioni. Riceve aiuto dal Banco Alimentare e dal Banco Farmaceutico e ne siamo tanto grati.

La Pia Opera si sostiene grazie alla Carità spicciola della brava Gente.

 – Palermo è una città multiculturale. In tanti arrivano e ne arricchiscono la cultura. Dal suo <osservatorio privilegiato>, mi consenta, cosa pensa dello stato dell’integrazione a Palermo? È in buona salute? Ha il Covid inciso sulla capacità di accogliere e condividere? Ci siamo fatti più cinici?

Palermo è una città da lodare per la sua cultura ma ancora c’è tanta povera gente che non ha punti di riferimento. È chiaro che il Covid ha aggravato la situazione economica e sociale di tanta gente che si ritrova senza lavoro. Non possiamo negare che tante persone hanno ricevuto aiuti, ma tanti altri vagano per le strade e la Povertà porta allo scoraggiamento e alla violenza. Palermo è una città aperta, accogliente da una parte, ma dall’altra mancano le forze concrete per poter far fronte e dare continuità alle tante esigenze e necessità.

 – “Chiedi e ti sarà dato“, ce lo insegna la Bibbia. Ma chiedere, se si ha bisogno, può essere mortificante. Quanto è importante mettersi in ascolto dell’altro? Donare soprattutto la propria attenzione all’altro?

È chiaro che chiedere è mortificante. Ascoltare l’altro è il primo passo, far sentire all’altro che ci sei e non è solo, che c’è qualcuno che ti ama e può prendersi cura di te, così come ci ricorda San Vincenzo de’ Paoli: “Solo per il tuo Amore i poveri ti perdoneranno il pane che tu doni loro”.

-Cosa la rende felice Suor Marcella? Quale <grazia> ha nel suo animo da rivolgere a Santa Caterina?

Santa Caterina è stata una vera Figlia della Carità. A lei chiedo soprattutto la grazia di saperla imitare nella sua vita umile e semplice per amare e servire con gioia i Poveri e che non manchi mai loro il necessario per vivere dignitosamente. E che illumini chi ha di più, affinché impari il saper donare.

Tutto il team di Siciliando ringrazia Suor Marcella e la Pia Opera di Palermo per il tempo dedicatoci. E per la strada indicata. Avete fatto caso a come Suor Marcella sceglie di usare la lettera maiuscola per evidenziare parole a cui a volte non diamo la giusta importanza?

Benedetta Manganaro