Alessandra Salerno

Alessandra Salerno si racconta a Siciliando

Una cascata di capelli rosso tiziano ad incorniciare un volto diafano e a tratti fiabesco. Una voce che incanta capace di spaziare dal blues al jazz, dal rock al folk.

Alessandra Salerno, siciliana, artista poliedrica e ormai internazionale, con una carriera iniziata al Teatro Biondo di Palermo a soli otto anni, ha in attivo esibizioni sui palchi di mezzo mondo, collaborazioni di prestigio ed infiniti premi in Italia e all’estero, persino un documentario musicale interamente a lei dedicato in onda negli States.

Voce e icona della terza edizione di The Voice of Italy, i suoi concerti sono sold out, i suoi video virali.

Cosa chiedi a una donna così? Ai miei dubbi è Alessandra a dare una risposta durante il nostro incontro che si rivela sin dal principio una piacevole chiacchierata tra donne e che conferma l’idea che mi ero fatta leggendo uno dei suoi ultimi post su Facebook a proposito del suo concerto in Cattedrale a Palermo lo scorso 5 gennaio: “Io ancora faccio fatica a credere di aver vissuto un concerto come quello di ieri…eravate in ogni navata, dietro ogni pilastro…per venire a travolgermi con il vostro affetto a fine concerto! Quello che è successo ieri non è cosa da poco, non è stata una cosa normale…GRAZIE GRAZIE ad ognuno di voi!”.

L’idea di una giovane donna autentica, concreta. Le chiedo: <Alessandra, ma quanto lo ami il tuo pubblico? Possibile che non te la tiri neanche un po’?>.

<Penso che la musica sia lo strumento più immediato e diretto per arrivare alle persone, quello con cui io parlo al mio pubblico. Se ci riesco, se arrivo a toccare le corde dell’anima di chi mi ascolta, me ne sento profondamente onorata, sempre. Quando canto non c’è artista e spettatore: insieme stiamo fruendo di un qualcos’altro, della magia della musica.

Se me la tiro un po’? Da donna certo!>.

Ridiamo insieme e io ne approfitto subito per chiederle della collana che porta da cui, da donna,  non riesco a staccare gli occhi. So che Alessandra crea personalmente i suoi accessori e cura il suo look.

  • <E’ una tua creazione quella? E’ bellissima. Continui ancora a creare pezzi unici?>.

<Ti piace? Ne sono felice. E’ uno dei pezzi della collezione a cui sto lavorando e a cui tengo molto. In passato mi sono occupata di una micro collection per Federico Zampaglione, ho seguito i Tiromancino come sua stylist ma, in generale, ho solo creato oggetti per me dedicandomi esclusivamente alla musica. Oggi nasce questa nuova collezione etica che è anche un progetto: “Black is beautiful”, tessuti e materiali per lo più riutilizzati che raccontano culture diverse. Un insieme di colori e stili che parlano di mondo puntando all’alta moda e all’artigianato>. 

  • <Faith Within Your Hands. Ancora un singolo, ancora un messaggio. Si parla del potere del fare: in concreto – le mani, le tue mani creano e realizzano – e idealmente. E a proposito del fare, il video di Faith Within Your Hands è stato girato all’interno dei Cantieri Culturali della Zisa di Palermo. E’ una Palermo multiculturale quella che racconti. Ci credi? Pensi sia possibile capire oggi l’importanza del concetto di melting pot? Il valore di “altro da noi”?

<Secondo me sì, assolutamente. Oggi più che mai è necessario capire che  la Sicilia, l’Italia è sempre stata questa, un paese di popoli che si incontrano. Noi siamo figli di arabi, normanni, di tante culture diverse. La nostra storia ha già tanti colori. Guarda me: nata in Sicilia sono rossa, sembro irlandese; dentro avverto radici altre, quasi africane; sento di appartenere al sud del mondo. E’ un percorso che ci arricchisce tutti perché “scambiarsi”, condividere non può che essere arricchimento e crescita>.

  • <Proprio ieri hai ritirato il premio intitolato a Rosa Balistreri; tante volte l’hai interpretata; il video “Cu ti lu dissi”, è una delicata sintesi di suoni e colori evocativi del nostro sud. Persino la scelta del dondolo, ancora una volta gli accessori che hai indossato. Quanto della tua terra c’è nella tua arte ma soprattutto quanto sud? Il tuo sud incontra il blues che ami tanto?>.

<Non potrei avere un sound diverso proprio perché sono nata al sud, se fossi nata altrove non sarei questa. Non sarei così caratterialmente, non avrei questa passione, questo colore che sento di possedere e che esprimo . C’è tanto sud, probabilmente c’è solo sud…Diciamocelo, noi gente del sud abbiamo un’energia che arriva agli altri…>

Quando ti parla Alessandra Salerno è diretta, spontanea. Lo sguardo ti racconta qualcos’altro però. E’ fermo, deciso, caparbio. Da noi in Sicilia si dice che le donne coi capelli rossi siano inaffidabili e volubili. Un po’ streghe, un po’ sirene.

  • <Quanto contano determinazione e costanza nel riuscire a raggiungere i tuoi obiettivi? Nel tuo singolo “Piovono ombrelli” le risposte possono arrivare dall’alto.  Chi le manda? Il caso, la fortuna?>.

<Ce le hai dentro. La caparbietà è tutto. Ogni giorno devi svegliarti con l’<ansia> positiva rivolta a ciò che dovrai fare. Credere in ciò che fai. Se porti avanti i tuoi sogni, se lotti per realizzare quello che vuoi fare nella vita, sei comunque sulla strada giusta. Che tu abbia successo o meno. Basta che sia ciò che ti fa battere il cuore, che ti fa stare bene. Per me è così. Non riesco a fermarmi mai. Diciamo che è anche un po’ un difetto perché non riesco mai a godermi il presente. Faccio una cosa importante, raggiungo un obiettivo e eccomi a pensare a cosa devo fare subito dopo>.

  • <Quanta caparbietà c’è voluta per essere oggi Alessandra Salerno?>

<Tanta. Ma Alessandra deve ancora crescere. C’è tanto da fare…>.

  • <Lo strumento con cui ti sei presentata a The Voice of Italy, l’autoharp, e di cui oggi sei endorser per la più importante azienda americana produttrice, è insolito e poco conosciuto ai più. Tu lo hai studiato e lo hai adattato alla tua musica tirandone fuori suoni raffinati come la tua voce. Come lo hai scoperto e soprattutto perché hai deciso di farne il “tuo” strumento?>.

< Mi sono innamorata di Johnny Cash e dei suoi duetti con la moglie June Carter. Ne ero affascinata e impressionata ma non pensavo di esserne capace. E’ stato il mio insegnante ad insistere. Doveva essere chitarra e invece… l’autoharp è diventata parte di me, il mio modo per tradurre in suoni pensieri e emozioni>.

  • <Nella tua tesi di laurea in Design e Moda hai affrontato il valore dell’individualità e del marketing emozionale. In una società di omologazione diffusa e di influencer di mode e condotte a cui in migliaia si adeguano, quanto conta essere se stessi? Ai ragazzi di oggi consiglieresti ancora di non omologarsi e di valorizzare ciò che distingue ognuno di noi? C’è ancora spazio per l’originalità?>.

<L’originalità in qualsiasi campo fa la differenza. L’autenticità fa la differenza. Come nella vita. Tra persone autentiche ci si riconosce. Quando c’è un qualcosa che stona lo capisci subito, non ci torna. In un mondo in cui tutto è massificato, da quello che mangiamo a quello che ascoltiamo, l’originalità è la chiave per farsi conoscere e riconoscere. Se nel marketing tradizionale  cool hunters  individuano mode e dettano regole, con il marketing emozionale si gioca più su ciò che suscita emozione,  che ci rimanda al passato , l’oggetto con una storia, un profumo…

Non è un momento facile per la musica. C’è carenza nelle vendita dei dischi e ciò che ascoltiamo è spesso omologato.  Se indossi un abito che non è il tuo, quanta strada vuoi fare?>.

  • <Consigli il crowfunding?

<Lo consiglio e ci credo. E’ un sistema molto diffuso nel mondo su svariati fronti. In campo musicale sensibilizza il fruitore rispetto al meccanismo di produzione, un processo lungo, difficile e costoso. E’ il fruitore a diventare protagonista perché sceglie ciò che gli piace, che lo emoziona e aiuta a realizzarlo>.

  • < Ci sono novità all’orizzonte?>

<Un disco e un nuovo singolo a cui tengo tantissimo, “L’amore è un miracolo”,  che ho già proposto  in Cattedrale, al concerto di cui parlavamo ed è stato bellissimo ricevere dei feed back positivi dal pubblico. All’orizzonte un tour in Italia,  Sicilia compresa ovviamente. Torno in America, ho già fatto il biglietto…te l’ho detto, non riesco a fermarmi mai!>.

  •  <Ultima domanda Alessandra, anche se in fondo mi hai già risposto…E’ più importante essere felici o avere successo?>.

<Essere felici, sempre. Altrimenti che senso ha?>.

Un grazie grande da parte mia e di tutto il team Siciliando ad Alessandra Salerno per averci regalato un po’ di sé con spontaneità. Grazie!

Benedetta Manganaro