A TU X TU CON…….Alessio Castiglione, presidente e fondatore di Newbookclub Community Lab APS. La parola a chi scrive

Scrivono. Fiumi di parole. Da quasi dieci anni. E lo fanno ovunque sia possibile, un tempo in strada, al parco, al museo, oggi online, Covid permettendo.

Sono quelli del Newbookclub Community Lab, associazione di promozione sociale nata dal desiderio semplice di incontrare persone che amano scrivere e  lo fanno insieme, condividendo pensieri e emozioni.

L’idea è di Alessio Castiglione, pedagogista originario di Brancaccio, presidente e fondatore di  Newbookclub Community Lab che nel 2012 lancia un’idea agli innamorati della parola: “Hai voglia di scrivere? Scegliamo un tema, ci scriviamo su e poi ne discutiamo insieme”.

Una biro, un foglio di carta, un appuntamento. That’s it.

Vuoi il passaparola, vuoi il potere di parole e scrittura, gli incontri targati Newbookclub diventano virali e si moltiplicano. Tanto da permettere a Newbookclub, nel gennaio di quest’anno, di diventare associazione riconosciuta e accreditata.

–              Alessio ma non si è sempre detto che la scrittura è un atto solitario? Un dialogo intimo con se stessi? Ai  vostri <Laboratori di Scrittura di Comunità> chi scrive, poi legge agli altri. L’ascolto è uno step chiave dei vostri incontri. Quanta voglia c’è di conoscere l’altro? Ѐ davvero la condivisione l’ingrediente del successo di Newbookclub?

“A diciotto anni questa idea confesso che mi sembrava davvero qualcosa per pochi, una passione difficile da condividere. La scrittura ha una forte cultura (non natura) solipsistica. Ci hanno abituati a pensare gli scrittori come chiusi in se stessi o nelle loro camere o chissà in quale galassia lontana da noi. Invece chi scrive ama stare anche in mezzo alla gente e alle cose per assorbirne l’energia e farsi trasportare da innumerevoli stimoli che la strada o un cielo aperto può indubbiamente darti. Il giornale Repubblica  ci ha chiamati cacciatori di parole, probabilmente siamo più dei raccoglitori. La parola caccia rimanda a un’immagine troppo forte, noi siamo più miti. Abbiamo inondato le strade con fiumi di racconti, ma nonostante questo siamo sempre stati silenziosi lì a scrivere ora in una scalinata ora in un parco o in mezzo ad una piazza. Appena ci vedi ti rendi conto che è possibile scrivere insieme. Stiamo provando a cambiare alcuni paradigmi affibbiati alla scrittura; per noi: non è per pochi ma per molti, non può essere sviluppata solo in solitudine ma anche in comunità. Umanamente provato”.

–              Le parole servono a spiegare il mondo. Quasi sempre. Ci raccontano  e raccontano il momento in cui viviamo. Quali sono le parole che, più di altre, emergono e si ripetono in questo periodo? “Ultimamente domande come questa sono alla base dei social data analysis, uningegnoso sistema informatico che crede di sapere tutto di noi attraverso i dati che lasciamo sul web. In parte queste analisi rivelano delle parole che esplicitiamo e ripetiamo attraverso i social network. Ma non tutto ciò che condividiamo, pubblichiamo, scriviamo su queste piattaforme risulta essere la nostra vita e i nostri pensieri più profondi (in realtà quasi mai). Un sistema che investe sulla superficie non potrà mai uguagliare le potenzialità insite negli strumenti della narrazione. In particolare TikTok, Twitter, Instagram, Whatsapp stanno contribuendo molto alla morte della parola scritta e detta. Tutto si circoscrive in brevi video o immagini con poche e limitate battute che dicono poco di chi siamo e vogliamo rivelare, il like che arriva è anch’esso poco meditato. La scrittura invece ti obbliga a pensare le parole migliori, a trovare le giuste immagini mentali a guardarsi dentro più che a guardare fuori. È un esercizio difficile che spaventa e che stiamo perdendo anche a causa di questa evoluzione tecnologica che regredisce il linguaggio. Per non esserne vittime ho pochi semplici consigli: curare un sé digitale fatto di smartphone, tablet, smart tv e un sé analogico fatto ancora di quaderni di carta, libri, penne, diari segreti, colori e matite. Non possiamo abbandonarci ad un’unica strada. Le parole non devono essere ridotte a trend topic o hashtag, ai nostri laboratori ne trovi davvero tante ed è un piacere ascoltarle e scoprirne di nuove. Anche per questo motivo provo a non darti risposte brevi, almeno fin quando ci sarà qualcuno disposto ad ascoltarci e leggerci senza distrarsi facilmente”.

–              Alle attività del Newbookclub partecipano persone di ogni età, tutti <portatori di narrazione> come amate dire. Come si fa a mettere insieme pensieri, sogni, delusioni e amarezze, così tante sfumature di generazioni diverse?

“Per noi non c’è cosa più semplice di dare spazio e tempo di parola a tutti. Forse ce ne siamo dimenticati guardando reality show o talk show, dove non si parla davvero e soprattutto non ci si ascolta. In questo la metodologia del laboratorio ci è congeniale perché ci aiuta a scandire bene i tempi che articolano i nostri incontri di Scrittura di Comunità. Si svolge tutto principalmente in tre fasi: accoglienza con consigli di lettura, momento di scrittura libera su stimoli/temi narrativi della giornata, momento di lettura con ascolto profondo e condivisione. Ognuno di questi momenti permette ai partecipanti di non vivere una gerarchia di ascolto, non c’è un vero e proprio turno; si entra in discussione non appena c’è silenzio senza accavallarsi né sentirsi un passo indietro a nessuno. Grazie alla conduzione orizzontale degli Starter (organizzatori e gestori dell’associazione del Newbookclub community lab) l’incontro si svolge con una libertà di partecipazione totale. Nel momento più importante della lettura si viene scelti, anche per essere facilitati a condividere il proprio scritto. Questo passaggio tra parola scritta e parola letta non è mai facile, però il nostro metodo in maniera molto delicata ti invita a partecipare e a scoprirti insieme a noi. Una delle magie che ne viene fuori è che tutti alla fine leggono e nessuno si è sentito inascoltato. Un momento raro di pura socialità dove alla fine nessuno si è sentito sfidato, ha perso o vinto. Non è una gara, non è un corso; è un momento e uno spazio di parola intenzionali che abbiamo collaudato grazie all’esperienza ormai decennale e ai nostri studi”.

–              In che modo un momento ludico, di incontro, può anche essere terapeutico e persino di promozione sociale?

“La scrittura è sempre terapeutica, è una delle sue qualità più antiche. Ogni uomo e donna, ragazzo e ragazza, bambino e bambina, in scrittura possono esprimere una parte di sé, una semplice informazione o un pezzo complesso della loro storia personale. In questo la scrittura ci aiuta a tracciare la nostra vita, a prendere coscienza del passato, del presente e talvolta ad immaginare il futuro. Anche quando giochiamo con le parole, scriviamo una poesia o un racconto, stiamo esprimendo una preziosa parte di noi. Agli incontri del Newbookclub succede proprio questo: ognuno estrae un pezzo del proprio essere e lo inserisce nel mosaico delle storie degli altri. Quello che ne esce fuori è un’opera d’arte sempre diversa e sempre inaspettata fatta di storie diverse che si intrecciano e danno vita ad un grande disegno. Riusciamo a scrivere su un unico tema ma vedendone sempre sfaccettature alternative. Come ognuno di noi è diverso anche la nostra scrittura ci aiuta ad identificare qual è il nostro pensiero rispetto a quella cosa, quel tema, quello stimolo di scrittura. Questo che facciamo è un gioco molto serio dove vengono fuori esperienze, creatività, ispirazioni, fantasmi, oracoli, antenati, oroscopi, credenze, paure, desideri, ironia, sogni, incubi, dei: tutti insieme. Alla fine dell’incontro ci si sente pieni e svuotati allo stesso tempo. È promozione sociale perché è un’attività che non può prescindere dalle persone; anche se ultimamente stanno producendo libri elaborati da intelligenze artificiali sperimentali, la creatività non potrà essere mai essere replicata da un computer. Almeno questa lasciamola a chi è fatto di carne ed ossa, mente e cuore”.

–              Ripetete spesso “preferibilmente carta e penna”. Sembra anacronistico. Fa pensare a un tempo che è andato. Al Newbookclub siete invece nativi digitali per lo più. Perché questa scelta?

“Siamo giovani, ma non così giovani! Il nostro range di età è esteso, va dai 18 ai 75 anni. C’è una forte presenza giovanile ma che appartiene ancora a quella fascia di popolazione che conosce o ha voluto conoscere il mondo prima di Internet. Siamo dei nostalgici e questa conversione online da pandemia inizialmente ci preoccupava. Invece, nonostante tablet e monitor, l’attitudine e lo spirito dei newbooker (gli scrittori di comunità del Newbookclub) non è cambiata. Questo ci ha fatto capire che potevamo credere in un Newbookclub fatto di dispositivi tecnologici e domande come “mi sentite? Mi vedete? Non ho capito bene, potete ripetere?”. A parte queste divertenti quanto avvilenti discontinuità da DAD, siamo contenti di aver trasportato i nostri incontri online per amore di continuare… coscienti e desiderosi di un incontro dal vivo. Ma che sia in presenza o a distanza, l’invito che facciamo sempre è di non abbandonare carta e penna perché anche solo la scelta di questi materiali dà il via al rituale della scrittura. Avere i propri quaderni e penne preferiti ti fa sentire la scrittura fra le mani, diventa forma materica del pensiero e della fantasia: un piccolo antichissimo miracolo della storia umana.

–              Il piacere sottile della parola, la ricerca di un ritmo, il suono e la forma di lettere in movimento. Chi scrive non può farne a meno e vi si legge in faccia guardando le immagini dei vostri incontri. Hanno tutte in comune la stessa passione, che siate comodamente seduti al bar o in bilico su marciapiedi e scalini in strada. Il dover ricorrere allo streaming ha tolto qualcosa?

“In questo i nostri incontri vengono in soccorso per ciò che credevamo di aver perso. Non potendoci vedere eravamo demoralizzati all’idea di stare in un rettangolo di schermo senza poterci toccare. Invece ci siamo ricreduti fin dal primo incontro online. Lo sguardo e l’ascolto dei partecipanti non era diverso, è rimasto attento e ispirato. Questo ci ha rincuorati molto, abbiamo gradualmente apprezzato la versione online perché regala inaspettate soddisfazioni. Tra i punti di forza: innanzitutto ha avvicinato persone nuove e da tutta Italia; possiamo scrivere comodi nelle nostre stanze senza il rischio del contagio; prestiamo molta attenzione ai volti collegati in primo piano; possiamo commentare i testi in diretta nella sezione chat (cosa molto bella che ci diverte e fa sentire tutti ascoltati nell’immediato); abbiamo un bel ritmo e tanta richiesta. I Newbooker hanno espressamente voluto almeno un incontro a settimana. Questa per noi soci fondatori è una grandissima e commovente soddisfazione. Ad ogni incontro realizzo che questa passione non apparteneva solo al me-ragazzo di dieci anni fa, adesso ci sono tante persone che insieme a me credono in questo progetto diventato associazione; e che domani potrà ancora evolvere grazie al contributo di tutti”.

–              Sogni e progetti di Alessio Castiglione e del Newbookclub Community Lab APS.

“Molti stanno provando a fare uscire fuori cosa abbiamo in mente di realizzare in futuro. Ma dobbiamo ancora tenervi sulle spine perché crediamo molto nelle cose fatte bene e nei tempi giusti. Non vogliamo affrettare i nostri sogni, sono tutti lì in attesa di essere realizzati nel momento più opportuno. Sono felice di comunicarvi che ogni starter: Gaia Garofalo, Simone Napoli, Margherita Chinnici, Morena Famà, Nazareno Inzerillo e Andrea Lentini, si stanno formando per intensificare le loro competenze. Vogliamo essere un servizio reale per la città e per la nostra comunità, e servono non solo le idee ma anche le capacità per realizzare azioni di successo. Non vogliamo nulla che sia improvvisato. Anche se sembra tutto molto fluido e giovanile, ogni cosa che facciamo è negoziata, meditata e giustificata in teoria e prassi dalle nostre conoscenze. Il mio sogno personale è che il Newbookclub Community Lab APS possa continuare all’infinito a prescindere da me e dai miei attuali soci, deve essere una realtà senza scadenza che si evolve con il tempo e grazie alle persone che ne fanno parte: quelle di oggi, quelle che se ne andranno e quelle che arriveranno domani”.

–              Ultima domanda a chi come te di parole si nutre. “Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire”. Cito Alda Merini per chiederti se la parola sia sempre necessaria e non se ne faccia a volte oggi abuso. Quali sono le parole che sarebbe meglio non dire secondo te Alessio?

“Avrei voluto dirne ancora di più e vi ringrazio con tutto il cuore per l’intervista, perché mi permettete di dirle finalmente queste parole che mi navigano in testa. Penso e vi scrivo che di parole ci sarà sempre bisogno. Un bisogno primario, offuscato da tanti stimoli che non riusciamo più a gestire. Ma Il principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Ecco penso, a prescindere dal proprio credo, che non ci sia Dio più grande della Parola, e anche quelle da non dire dovrebbero essere dette: purché siano vere”.

Un grazie sincero a Alessio Castiglione per questa intervista. E per averci ricordato che le idee migliori, quelle che vincono, sono quelle che mettono <noi> al centro. Sono anche quelle che restano.

Benedetta Manganaro