L’intervista con Nino Pracanica, artigiano, cantastorie, poeta, scrittore, non ha seguito i consueti parametri di questa rubrica. Nessuno schema da seguire, un inizio, una fine. Solo un flusso libero di idee e emozioni. Uno scambio di parole e immagini che hanno spesso arricchito le giornate di chi scrive con un aneddoto, un ricordo, un pensiero.
Va così con Nino Pracanica, da mezzo secolo impegnato nella diffusione della cultura e identità siciliane. Lo capisco dalle prime battute quando mi dice: “Non chiamarmi <maestro>, sono solo compagno di mia moglie e fratello di chi diffonde bellezza e cultura, da sempre”.
Una bottega d’arte e artigianato dove migliaia di oggetti d’arte prendono vita e seguono nel tempo strade diverse: una casa, un museo. Le sue opere sono presenti in collezioni private nel mondo e sono esposte al Museo Internazionale della Maschera Amleto e Donato Sartori ad Abano Terme, al Macs, il Museo Arte Contemporanea di Catania, al Museo degli Strumenti Musicali di Montalbano e in quello della Cultura e Musica Popolare dei Peloritani di Gesso in provincia di Messina.
Approdano poi nei locali del Monastero delle Benedettine, all’interno del Complesso Monumentale del Castello di Milazzo dove Nino Pracanica fonda l’associazione Imago Vitae.
Giocattoli, cornici, gioielli, pezzi di storia a cui spesso viene donata una seconda vita. Nino riesce a dare nuova identità o rinnovata personalità a tutto ciò che tocca con le sue mani di artista e artigiano.
C’è un nome che ricorre in ogni conversazione con Nino Pracanica ed è quello di Gina, Gina Previtera, moglie e compagna, punto di riferimento costante. “Ѐ lei che ha reso possibile ciò che sono, è lei che ha messo ordine nel mio caos personale. Con Gina ho imparato il valore del singolo gesto. Vedi questa cornice, hai notato quest’acquasantiera?. Ogni pezzo è stato lavorato con cura. Insieme abbiamo proceduto a sciogliere il gesso a bagnomaria, a lavorare la colla e le terre naturali, a stendere il colore, pennellata dopo pennellata. Occorrono giorni per farlo. Intere settimane per ogni singolo elemento. Ed è come nella vita, se hai fretta il risultato cambia. Da sempre lo facciamo insieme, completandoci e aiutandoci a crescere vicendevolmente”.
Mi racconta di San Benedetto Il Moro quando scopre il mio nome. Me ne racconta la storia, il rifiuto a fama e ricchezza. “E’ l’umiltà la chiave, è quella che dovremmo imparare tutti. Insieme a quelle che sono le nostre origini, il nostro passato, da dove veniamo”.
Con Gina, Nino studia antiche tecniche di lavorazione della materia e crea un modo unico e originale di dare forme a maschere in cuoio. Nascono quelle che Gina e Nino chiamano <imago>. “Non sono semplici maschere. Raccontano miti e personaggi ma anche tipi umani. Attraverso le imago, l’arte prende una nuova forma e diventa racconto orale. Ne indosso una e la fabula ha inizio. Basta poco perché la parola trasporti in mondi ed epoche diverse. E’ la magia del racconto, è l’energia del gesto, è il suono di marranzano e tamburello. Ogni singola imago una chiave per viaggi nella cultura e nel mito ma soprattutto nell’animo umano”.
Lo spettacolo prende forma presso la sua associazione nel castello di Milazzo. Nino Pracanica indossa le sue maschere, il suo corpetto di nodi e trame di Sicilia e incanta il suo pubblico. Centinaia di spettacoli, innumerevoli bambini e studenti che affollano il Castello per ascoltare i cunti del Cuntastorie, Nino Pracanica. La bella Angelica, Orlando, Rinaldo e i Paladini di Francia, la leggenda di Colapesce, Federico II, Ulisse e Polifemo: un fluire continuo di arte e passione, liberamente donate da Gina e Nino a chi è pronto ad accoglierle.
Studioso e innamorato della Sicilia, Nino Pracanica ne ha, negli anni, approfondito la lingua, le tradizioni, gli usi e i costumi che ogni popolo ha apportato. “La passione per la Sicilia ha preso forme diverse nel corso della mia vita. Si è trasformata in suoni e parole ma anche in materia. E non solo nel mio laboratorio. Ho tradotto il mio amore per questa terra prendendomene cura insieme a quello per Gina e per le mie figlie alle quali, insieme, abbiamo cercato di donare ciò che avevamo imparato.
La passione poi la puoi tradurre in tanti modi, assume toni ludici e registri diversi. Ricordo ancora i laboratori in famiglia per destreggiare l’arte della ceramica, un vero e proprio viaggio nella tradizione sicula. E poi la <pasticceria di casa Pracanica> che abbiamo creato con le nostre figlie Claudia e Francesca dilettandoci a preparare paste di mandorla, agnelli pasquali, torroni, cassate e pignolate. Indimenticabili poi le cene arabe preparate per gli amici. La Sicilia è gusto, odore, colore. Ogni piatto è il risultato di storia, cultura, tempo.
Ho sempre sostenuto che del successo e della ricchezza te ne fai poco. Tendono ad accrescere l’attenzione verso se stessi e a far diminuire l’attenzione verso ciò che conta. La cura dell’altro, la premura per chi ami, la continua ricerca nella bellezza del mondo”.
Attorno le loro opere e il loro agire nel tempo, Gina e Nino creano una rete di artisti, poeti, appassionati. Prende forma uno scambio continuo di sapere e sentire nei teatri e nelle associazioni di Sicilia e Italia.
“Conosci l’Orto dei Miracoli? Ѐ di pochi mesi fa l’incontro con Totò Fundarò, un cantastorie e coltivatore di grani antichi siculi. Il suo Orto è campo e teatro insieme in terra d’Alcamo, un incontro nato dal caso, un’alchimia di storie e versi…”.
La passione di Nino non si ferma ora che il Castello ha chiuso a causa della pandemia. Prende forme diverse. Nino e Gina hanno scelto di <tradurre> il potere immaginifico di imago e cunti in testo. In questi giorni stanno lavorando al libro tascabile <Una favola vera>, forse pronto a fine anno.
” Il Coronavirus mi ha costretto ad interrompere l’attività al castello e penso che passerà ancora del tempo prima che si possa riprendere. Ma non importa. La passione non la fermi. L’arte non è mai definitiva ma in continuo divenire. Ho tanti progetti a cui ho già dato forma e che aspettano di ricevere struttura e forza. Anche il racconto orale riprenderà. Poco importa dove. A volte basta un albero per crearci un palco sotto. Il resto lo fa il potere dell’arte.
Un grazie grande a Gina e Nino Pracanica per il loro dare a piene mani e senza nulla mai pretendere. Con la promessa che questa conversazione continui ad essere dialogo in itinere destinato a protrarsi nel tempo.
Benedetta Manganaro